Sembra che già un documento del 1328 attestasse l’esistenza a Sauris di Sotto di un edificio sacro dedicato a S. Osvaldo. Il suo culto fu portato verosimilmente dai fondatori della comunità, arrivati dall’Austria. Nel ’600 e nel ’700 il santuario di Sauris fu uno dei centri devozionali più noti e prestigiosi della Repubblica Veneta, meta di centinaia di pellegrini provenienti dal Friuli, dal Cadore, dalle città del Veneto e in particolare da Venezia. Per ospitarli, l’edificio fu più volte ampliato e rimaneggiato nel corso dei secoli, come ha rivelato anche il recente restauro. All’esterno la struttura è caratterizzata dal campanile dalla caratteristica guglia a cipolla; dalla copertura del tetto in scàndole di larice; dal basamento in conci di tufo locale, utilizzati anche per marcare gli spigoli delle murature; dal bel rosone sulla facciata. Il restauro ha riportato alla luce parte della decorazione a fresco delle murature, delle finestre e delle lunette dell’abside, nonché una meridiana del 1785 e numerose scritte lasciate dai pellegrini tra la metà del ’600 e i primi decenni del ’700. Nel presbiterio troneggia lo splendido Flügelaltar (altare a portelle) di Michael Parth da Brunico (1524); In legno intagliato, dorato e dipinto, è un esempio di stile tardo-gotico tedesco. In fondo alla navata destra si trova un altro altare dedicato a S. Osvaldo, opera di Gian Francesco Comuzzo da Gemona (1658). A metà della navata sinistra è collocato l’altare della Madonna della Cintura (XVII sec.; pala settecentesca). Sul soffitto sono affrescati, con modi popolareschi, la Morte di S. Osvaldo e l’Assunzione della Vergine. Da notare ancora, appoggiati a due pilastri, gli stendardi processionali con placche in argento di S. Osvaldo e della Madonna della Cintura (manifattura veneziana, sec. XVIII).
Fotografia di Ulderica Da Pozzo