Frequentando musei, raccolte di memorie e oggetti bellici, non si può evitare di sorprendersi per la quantità di prede di guerra raccolte dopo i combattimenti. In continui assalti all’arma bianca non sempre i soldati mantengono la lucidità tra estenuanti slanci ed atti violenti. È quindi interessante analizzare la natura di tali oggetti, verificare le aspettative predatorie in loro racchiuse, rincorrere i significati, anche mistici, e ricostruire le vicende che li hanno resi così importanti per la truppa. Osservando la Fisarmonica di Guerra, quella catturata da Fausto, una recluta del Battaglione “Tolmezzo” il 27 giugno 1916, salta subito all’occhio la sua originalità. Guerrino Pacifici, Miro Vojnovich e i loro collaboratori della troupe musicale si trovano a dover affrontare in scena la fantasmagorica storia di questo strumento catturato durante un’azione d’orgoglio per vendicare un atto d’inaccettabile diserzione sul Freikofel. Se potesse parlare, la stessa fisarmonica sarebbe in grado di raccontarcelo. E dargli voce, essendo uno strumento musicale, vuol dire farlo suonare. E se questo presentasse una natura ribelle? E se suonandolo questo dimostrasse che sono poco significative le differenze musicali, e quindi culturali, al di qua e al di là delle Alpi? Lingua e Nazione, lì dove Cultura e Tradizione univano, potevano giustificare veramente quella Guerra così orribile? Domare quello strumento ribelle potrà risultare, per interlocutori moderni come i protagonisti del nostro reportage, un compito sempre più difficile tra inaspettate rivelazioni e inaccettabili scherzi del Destino…
Auditorium Collegio Salesiano Don Bosco
Capoluogo storico della Carnia e "Città Alpina dell’anno 2017", Tolmezzo è una cittadina con un suggestivo centro storico che tutt’oggi conserva le tracce di un impianto urbano quattrocentesco. La città storicamente appartenne prima ai Patriarchi di Aquileia e poi alleandosi con la signoria veneziana divenne città italiana nel 1866. Delle antiche mura del borgo rimangono ancora scorci ritrovabili nel Borgàt, ossia il centro storico, con la quattrocentesca Chiesetta di Santa Caterina e Casa Janesi, dal quale si può raggiungere con una passeggiata di mezz'ora la Torre Picotta, situata in posizione dominante la vallata sulla sommità del Colle Picotta e ultimo baluardo, assieme alla Porta di Sotto, della Tolmezzo fortificata. Di questo sistema difensivo faceva parte anche il Castello patriarcale, composto da un palazzo e due torri di guardia, di cui però restano poche tracce visibili sul pianoro soprastante la cittadina, chiamato proprio Prà Castello: raggiungibile in pochi minuti dal centro cittadino seguendo le antiche mura e da quale si gode di un meraviglioso panorama che spazia fino alle Dolomiti Friulane.
Fotografia di Ulderica Da Pozzo