La Misa Criolla o Misa de Indios è una ragionata silloge di brani antichi, pensata come un vasto e articolato percorso che si snoda attraverso la storia dell’altipiano andino, lungo la meseta del Collao fino al Perù, Bolivia e Cile. Lo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano, così scrisse a proposito dei nativi: “scoprirono che erano indiani, che vivevano in America, che erano nudi, che il peccato esisteva e che dovevano obbedienza a un re e regina di un altro mondo e a un dio di un altro paradiso”. In questo senso, questa Messa indigena, composta da brani di autori di varia estrazione e da antichi codici, è un lungo viaggio che parte dalla cultura pre-colombiana fino alla cultura dei nostri giorni, per focalizzare l’immensa ricchezza del sincretismo religioso dell’America Latina. Protagonisti il Coro del FVG, ospite dei più importanti festival internazionali, e l’Ensemble La Chimera, nato come consort di viole da gamba e poi ampliato secondo varie declinazioni che vede nei suoi fondatori Louis Rigou e Eduardo Egüez, gli iniziatori di nuovi stili dove integrare antiche e rinnovate sonorità, per giungere ad affascinanti incroci geografici e cronologici. Opera piena di suggestioni, nella Misa Criolla convivono strumenti della tradizione occidentale e orientale, per un atto di preghiera universale e condiviso.
Pieve di Santa Maria Annunziata di Castoia
Nota con il toponimo di Castoia, quella di S. Maria Annunziata è una delle più belle pievi della Carnia. Nel luogo in cui sorge, si ricordano tre edifici religiosi: S. Stefano (VI secolo), S. Michele (VII secolo) e S. Maria (IX-X secolo). I più antichi verranno distrutti dopo il terremoto del 1700, la più recente sarà trasformata nell’attuale pieve.
All’interno diversi capolavori: la pala della Madonna degli Angeli opera del pittore carnico Nicola Grassi (1741, altare maggiore), il battistero con vasca in pietra del XIV secolo e la statua lignea dell’Assunta realizzata da F. Demetz (1912). Da visitare l’ antico cimitero e la Maina affrescata da Gianfrancesco da Tolmezzo alla fine del XV secolo.
Fotografia di Ulderica Da Pozzo